Scheda Libro


Sinossi

"Quella domenica di luglio, Paolo Borsellino si alzò alle cinque del mattino. Approfittò di quel momento di calma per scrivere una lettera di risposta a un liceo di Padova. Per capire chi era Paolo, quale fosse il dolore che provava in quei giorni, la determinazione che lo spingeva a lavorare senza sosta e perché avesse deciso di dedicare alcune ore del suo tempo, così prezioso quell'estate, ai ragazzi di una scuola lontana, dobbiamo fare alcuni passi indietro, e raccontare questa storia dall'inizio. È la storia di un uomo, di un gruppo di amici e colleghi, di una stagione fatta di grandi successi e brucianti sconfitte. È anche una parte della mia storia personale, perché io ho conosciuto e ho lavorato con tutte le persone di cui vado a raccontarvi, ma è soprattutto un pezzo importante della storia del nostro Paese." Una vita in 57 giorni. Una lettera lasciata a metà. Una testimonianza civile per le nuove generazioni. L'ultima mattina della sua vita Paolo Borsellino scrive agli studenti di una scuola che non aveva mai incontrato per rispondere a nove domande sul suo lavoro e sulla mafia. Dopo quasi trent'anni, Pietro Grasso raccoglie la penna che la bomba di via D'Amelio lo costrinse ad abbandonare, per raccontare a chi quell'estate del '92 non era ancora nato, la storia di un gruppo di giudici e del loro straordinario coraggio. Introduzione di Pif. Età di lettura: da 10 anni.

Paolo Borsellino parla ai ragazzi

Pietro Grasso
Feltrinelli
2020

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19:00

06 dicembre 2020

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Il testamento di Paolo Borsellino

Pochi giorni fa Maria Falcone, sorella del giudice, ha denunciato un ristoratore di Francoforte per violazione della memoria. Pare che nel suo ristorante la storica foto dei due magistrati scattata da Tony Gentile fosse accostata a quella di Don Vito Corleone de Il Padrino di Coppola. 

I giudici tedeschi, in una sentenza choc, hanno dichiarato che il nome del giudice Falcone non meriti tutela, in quanto abbia operato solo in Italia e sia noto solo agli addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta il locale.

Non può che iniziare con il riferimento a questo recente episodio che indigna, l’incontro dedicato all’ultima lettera di Paolo Borsellino, indirizzata ad un liceo di Padova e mai completata, oggi divenuta il suo testamento per le nuove generazioni. 

Ne hanno parlato a TrameXtra Emanuela Iatì e Pietro Grasso.

Paolo Borsellino non concluse la missiva perché quello stesso giorno, sotto casa della madre in Via D’Amelio a Palermo fu assassinato con un’autobomba insieme a cinque agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Cinquantasette giorni dopo l’attentato a Giovanni Falcone. 

La strage scosse la Sicilia, l’Italia intera e lo stesso Grasso, giudice a latere del primo Maxiprocesso a Cosa Nostra.

“Ricordo bene lo sgomento quando Giovanni Falcone, giudice istruttore, mi portò in una stanza blindata per presentarmi il maxiprocesso – racconta Grasso –  quattro pareti piene di scaffali da cielo a terra. Più di 400 mila pagine per gli ultimi dieci anni di storia dei delitti di mafia che per la prima volta venivano messi in fila”.

“Trent’anni dopo ancora molto c’è da fare nella lotta alla mafia e ancora di più per scrivere tutta la verità su quello che è successo dopo il 1992”.

Il libro racconta un pezzo di storia italiana attraverso la voce di un uomo che ha lavorato accanto ai giudici simbolo della lotta alla mafia e che, con ancora in tasca l’accendino donatogli dall’amico Borsellino, promette “Continuerò a cercare la verità e il filo rosso che lega le due stragi”.

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