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La forza della memoria: Don Luigi Ciotti al Trame Festival

Il presidente di Libera discute il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie e l'importanza del coinvolgimento giovanile nella lotta alla criminalità organizzata

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di Martina Nisticò

 

La giornata di sabato a Trame, il festival dei libri sulle mafie, ha visto tra i tanti ospiti la presenza di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, l’associazione più importante e diffusa nel nostro Paese per la lotta alle mafie. Nel corso della sua storia, Libera è stata la precorritrice per la promozione della legge per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie, ed è proprio quella l’attività maggiormente svolta dall’associazione di don Ciotti che, grazie anche a “Libera Terre”, dà nuova vita ai beni sfruttati in precedenza dalle cosche mafiose, restituendole alla comunità. Il riutilizzo di questi beni, di qualunque genere, ha per il presidente di Libera un significato ben preciso «i beni confiscati e riutilizzati sono uno schiaffo alla criminalità organizzata ed una conquista per lo stato, il territorio ed i cittadini». Rispetto all’argomento, ha sottolineato anche l’impegno di Libera nel voler realizzare il sogno di Pio La Torre, sindacalista e giornalista che ha impegnato tutta la sua vita nella lotta a Cosa Nostra e assassinato da quest’ultima. «Libera raccogliendo un milione di firme per avere una legge sui beni confiscati, ha dato vita al sogno di Pio La Torre che ha combattuto per far ottenere questo diritto allo stato, ma che tuttavia non lo ha mai visto materializzarsi».
Nel corso del suo intervento al festival dal titolo “La forza della memoria”, don Ciotti ha voluto proprio spiegare l’importanza di ricordare come «la memoria deve essere celebrata con impegno, quotidianamente, altrimenti si tratta solo di memorie celebrate negli eventi» spiega. 
L’associazione Libera ha un fortissimo seguito giovanile di cui, secondo il presidente «Lo Stato non crede abbastanza. I giovani sono meravigliosi e vanno ascoltati dal mondo adulto che spesso li sottovaluta» - continua - «la loro conoscenza delle nuove tecnologie e del digitale può aiutarci a trovare nuovi spunti interessanti, ma la nostra indifferenza nei loro confronti genera nomadismo e li spinge a cercare il loro futuro altrove». Don Ciotti infatti, definisce la società, soprattutto nel meridione, come “negante” in quanto «non garantisce dei punti certi, è tutto precario. Il lavoro è precario ed è precario il fatto che i giovani lasciano la loro terra per andare a studiare altrove. La società è negante in quanto pretende delle prestazioni fisiche e psicologiche dai ragazzi che si ribellano a tutto questo e che chiedono di essere ascoltati».
Forti anche le parole del presidente di Libera sul neo-tema dell’autonomia differenziata alla quale si oppone con fermezza e che definisce “divisoria” e spiega «La ‘ndrangheta è presente in cinque continenti e 42 stati» – aggiunge – «le politiche sociali devono creare condizioni di pari opportunità per tutti, non creare una disparità di dignità aggravando il fenomeno della povertà». Don Ciotti ha infine chiuso il suo intervento esortando alla mobilitazione sociale nei confronti della lotta alle mafie ed alla disparità «Ci sono momenti in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo morale. La peste mafiosa e quella corruttiva si possono sconfiggere» – conclude – «evitiamo di diventare professionisti della lamentela e di perderci nella cappa dell’indifferenza».

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