«È stata la mia vita e spetta solo a me decidere cosa farne.» Per tanti simbolo di giustizia e modello di donna, per altri nemico politico. Il magistrato racconta per la prima volta la sua storia: dalle indagini sulle stragi mafiose del 1992 ai processi con imputato Silvio Berlusconi, un racconto che rivela molto degli ultimi trent'anni di storia italiana. Un libro sincero e coraggioso, che non fa sconti a nessuno.
Arrivata nel 1979 alla Procura di Milano, Ilda Boccassini capisce da subito che la vita non sarà facile. Troppe donne, tuona l'allora procuratore. E il «Corriere della Sera» il giorno stesso scrive che «il lavoro inquirente poco si adatta alle donne: maternità e preoccupazioni familiari male si conciliano con un lavoro duro, stressante e anche pericoloso». Inizia così un corpo a corpo di Ilda "la rossa" dentro e fuori la Procura che durerà fino al giorno della pensione, nel 2019. Il lavoro duro ma entusiasmante del primo periodo, i successi con Giovanni Falcone nell'indagine Duomo Connection, che per la prima volta svela all'Italia l'esistenza della mafia a Milano. E poi il giorno in cui tutto finisce e tutto comincia: il 23 maggio 1992, lo squarcio sull'autostrada per Capaci. Si parte allora per la Sicilia, a indagare su quelle morti, sconsigliata da tutti, perseguitata dal senso di colpa per i figli lasciati a Milano, ma è necessario provare a capire e a dare giustizia. Il ritorno a Milano è già Seconda Repubblica e sarà segnato dai processi a Berlusconi, Imi-Sir, Lodo Mondadori, Toghe sporche. E con quei processi l'inizio di una campagna d'odio durata decenni, fino ai processi degli anni Duemila per il caso Ruby. In queste pagine gli avvenimenti si ripercorrono da uno straordinario punto di vista, quello di una donna libera dentro e fuori la Procura, con la forza di pochi e la fragilità di tutti.