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Coraggio e resilienza: la storia di Antonio Vavalà

L'imprenditore che ha denunciato i suoi aguzzini racconta la sua lotta per la giustizia e il sostegno ricevuto dalla famiglia e dalle associazioni Antiracket.

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di Gilberto Villella

 

Nella terza giornata di Trame, festival dei libri sulle mafie, si è svolto il secondo incontro di "Storie di donne e uomini che resistono", guidato da Pietro Comito, con l'imprenditore Antonio Vavalà. Vittima della mafia, è finito nel vortice dell'usura e delle estorsioni finchè, un giorno, ha deciso di mettere un punto alla sua situazione denunciando i suoi aguzzini.
Nel raccontare le vicende ricorda, con le lacrime agli occhi, la forte paura di perdere tutto, dal non poter rivedere più i figli e la moglie al dovere chiudere l'azienda. Illustra l'immagine del figlio più grande che, avendo capito cosa stava accadendo, guarda con orgoglio il padre mentre si liberara da quella situazione asfissiante. E della moglie, la quale lo aiuta a uscire dall'incubo che stanno vivendo, fornendo tutto il supporto possibile tanto da sollecitare le forze dell'ordine nel soccorrere il marito nell'imminente pericolo. Oltre alla famiglia, ringrazia calorosamente le associazioni Anti-racket che lo hanno seguito in tutto l'iter giudiziario, dalla denuncia alle testimonianze e all'essere finalmente libero dalla sua condizione. È necessario alzare la testa e affrontare queste persone e dunque mettersi sulla strada giusta, quella della giustizia. A seguito dei molti applausi che si succedevano durante la testimonianza Comito ha concluso affermando che "la nostra partita la stiamo vincendo."

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