La seconda giornata di apertura straordinaria al Museo archeologico Lametino ha visto l’incontro con Stefania Mancuso, archeologa e docente UNICAL, Mariangela Preta, direttore del Polo museale di Soriano ed Ermanno Arslan, archeologo.
Gli interventi hanno orbitato intorno al concetto di tutela, in funzione della memoria e di conseguenza hanno portato alla definizione di valorizzazione del patrimonio culturale. La dott.ssa Mancuso ha così posto alla giovane platea presente un interrogativo provocatorio, chiedendo quale sia il ruolo dell’antico nelle giovani leve che si è apprestata ad essere presente all’evento.
I dati parlano chiaro, il numero degli studenti che si apprestano a proseguire la loro formazione in ambito culturale è sempre più basso, a predilezione di materie più digitale e in linea con i nostri tempi. Il concetto è stato ripreso anche dalla dott.ssa Presta, che in breve e sotto pandemia ha avviato un progetto ambizioso che ha portato alla creazione del Polo museale di Soriano - in cui è stata inaugurata la Pinacoteca dedicata a Filippo Ceravolo, vittima innocente di mafia - con lo scopo di realizzare un istituto aperto a tutti e totalmente immerso nel digitale.
Analogamente, l’intervento del dott. Arslan ha portato avanti una dissertazione altamente specialistica sullo stato di fatto dei beni in territorio calabrese, delineando i contorni di una situazione ormai tristemente nota che necessita un intervento repentino.
A termine della conversazione la dott.ssa Mancuso ha proceduto con la narrazione guidata Nuclei e contesti svelati tra le sale del museo, in cui nella giornata di ieri è stata inaugurata la mostra ArtTextures. Contaminazioni d’arte; la mostra sarà visitabile fino al 25 settembre secondo gli orari di apertura dell’istituto.
Le opere di Tommaso Palaia e Caterina Arcuri sono il frutto di una collaborazione tra il museo e l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, a cura di Simona Caramia e Francesca Giordano. Per parafrasare le parole dell’artista Palaia, sottolineate anche oggi dalla dott.ssa Preta, l’unico volano di contrasto alla criminalità è la cultura, la soluzione possibile per pensare al cambiamento.