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Complesso Monumentale di San Domenico

Il caso "Africo"

Dall'Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

La mostra fotografica è ideata e prodotta da Cortona On The Move in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Gallerie d'Italia. A cura di Paolo Woods Supervisione scientifica di Barbara Costa Ricerca iconografica di Serena Berno e Silvia Cerri.
Nel 1948 il settimanale “L’Europeo” di Arrigo Benedetti pubblicò un servizio su Africo, un paese dell’Aspromonte Calabrese che, più di ogni altro, rappresentava l’emblema della “questione meridionale” e il simbolo dell’abbandono da parte dello Stato di una porzione del proprio territorio.
Si tornava a parlare del “caso Africo” a distanza di vent’anni dall’inchiesta condotta dall’archeologo Umberto Zanotti Bianco per conto dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia, resa nota con il titolo “Tra la perduta gente” e subito insabbiata dal Regime. Ad Africo oltre 2000 persone vivevano in condizioni disumane. Il paese era raggiungibile solo a piedi o a dorso di mulo; mancavano l’acqua potabile, che le donne dovevano attingere camminando per ore, e la luce elettrica; non c’era alcun presidio medico. L’unico vestigio di una presenza dello Stato era la scuola.
Nel marzo del 1948 arrivarono il giornalista Tommaso Besozzi e il fotografo Tino Petrelli, uno dei professionisti di punta dell’agenzia fotogiornalistica Publifoto di Vincenzo Carrese, che realizzò un reportage di 48 immagini che ebbe un'eco straordinaria. Le foto pubblicate furono solo sette, ma fecero epoca e servirono a scuotere dall’indifferenza un Paese che cercava faticosamente e tra mille contraddizioni di uscire dalle macerie, morali e materiali, di una guerra devastante.
Le foto mostravano la quotidianità della popolazione di Africo che, come ricorderà decenni
dopo lo stesso Petrelli “fu molto gentile e cordiale”: uno sguardo carico di rispetto nei confronti di persone il cui stile di vita gli autori non esitano a definire “primitivo” (non a caso il servizio fu registrato dall’agenzia sotto il titolo: “Vita, miseria e costumi primitivi nel paese di Africo”).
Quando, nella notte tra 17 e 18 ottobre 1951, l’alluvione distrusse completamente il paese, l’eco e il clamore di quel reportage contribuì a indurre il Governo a trovare le risorse economiche per ricostruirlo; il nuovo insediamento, Africo nuovo, era però a 30 km di distanza, scelta che violò nuovamente una popolazione già prostrata.
La memoria di Africo “vecchio”, invece, rimane ancora oggi inscindibilmente legata a quel reportage che dopo 75 anni viene offerto al pubblico nella sua integrità, mostrando a tutti quella forza narrativa che lo annoverò a pieno titolo nella storia del fotogiornalismo.
 

Mostra

Trame in Città

Tribunale di Lamezia Terme 
Una vita contro la mafia
Mostra dell’Istituto Superiore Einaudi-Molari di Rimini in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della Provincia di Rimini ed il Comune di Rimini.

Una vita contro la mafia è la mostra realizzata dall’Istituto Superiore Einaudi-Molari di Rimini in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della Provincia di Rimini ed il Comune di Rimini. 
L’esposizione si compone di 26 totem, per un totale di 104 manifesti, che raccontano ai visitatori le storie di chi attivamente ha lottato contro le mafie, magistrati, poliziotti, imprenditori, ma anche chi, suo malgrado, si è trovato coinvolto in vicende che non li riguardavano, vittime innocenti come bambini, donne, civili che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. I manifesti, ispirati alla sensibilità di Noma Bar – artista e grafico dal tratto evocativo – rappresentano le vittime con un tratto sintetico e distintivo. L’attenzione dei ragazzi si è dunque focalizzata su vittime diverse per gruppo sociale, mestiere ed età. Un progetto nato dai ragazzi del corso di grafica dell’istituto Einaudi-Molari di Rimini che, dal 2018, stanno lavorando ad un percorso per raccontare le storie delle vittime di mafia in manifesti iconici al fine di preservarne la memoria.
Dopo una prima esposizione diffusa nei luoghi della cultura del Comune di Rimini in occasione del trentennale della strage di Capaci, il 23 maggio 2022, Una vita contro la mafia è arrivata nella biblioteca del Comune di Cattolica e a Bellaria Igea Marina. L’obiettivo è renderla itinerante sul territorio della Riviera romagnola e a livello nazionale.

 

 

 

Teatro F. Costabile di Lamezia Terme
Le parole valgono
Mostra della Fondazione Treccani Cultura 
 

La Fondazione Treccani Cultura partecipa a Trame. Festival dei libri sulle mafie con una
selezione di parole chiave tratte dal Vocabolario Treccani on-line e individuate come motivo conduttore delle iniziative. 
In linea con il tema scelto per la tredicesima edizione della manifestazione, “a futura memoria”, l’operazione di custodia e salvaguardia dei fatti del passato necessaria a vivere il presente e a progettare il futuro ci ha portato a individuare la parola Memoria. 
Nel dovere civico della memoria si inserisce in primis il ricordo di coloro che hanno operato per il cambiamento, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la cui esperienza di vita costituisce ancora un esempio e un monito per le giovani generazioni («a egregie cose il forte animo accendono / l’urne de’ forti», per dirla con Foscolo).
La seconda parola è Potere: potere dello Stato italiano, contro il potere della mafia e di tutte le altre realtà criminali che vivono in una zona grigia, che spesso intacca la limpidezza dei processi democratici. Il predominio mafioso si è basato per decenni sull’assenza di narrazione e sulla cortina di silenzio che circondava un fenomeno spesso ricondotto a spiegazioni semplificatorie e folcloristiche. 
Il Silenzio è stato il terreno di coltura della criminalità organizzata.
La chiave di volta nella percezione del fenomeno mafioso è stato invece il Coraggio dimo-
strato da tanti uomini e tante donne dello Stato, ma anche da tanti cittadini e tante cittadine che non hanno abbassato la testa e non hanno accettato la consegna del silenzio, ma con risolutezza hanno testimoniato i valori della convivenza civile e democratica.
La parola Utopia ci consentirà di dare uno sguardo al futuro in una prospettiva nuova, che
potrà essere raggiunta con il concorso di tutte e tutti. In passato sono state ritenute utopistiche idee come l’unità nazionale, la fine dello schiavismo o il voto alle donne. Utopia non è dunque la terra che non c’è, ma la terra che potrà esistere a seguito di uno sforzo collettivo. Come ricordò Falcone, «la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine».
Ci sono infine le Istituzioni, che rappresentano lo Stato nella sua organizzazione sul territorio e che hanno il ruolo di presidio della legalità e di testimonianza della presenza dello Stato democratico. La loro assenza o distanza è stata spesso lamentata dalle vittime delle mafie, perché dove non c’è lo Stato si afferma con facilità il clima di intimidazione mafioso.

 

 

 

Stazione Centrale di Lamezia Terme 
in collaborazione con RFI
Il Popolo Di Trame  
Mostra Fotografica Di Mario Spada A Cura Di Giuseppe Prode

 

"Il popolo di Trame" in una mostra.
Ventiquattro scatti di Mario Spada curati da Giuseppe Prode. Un popolo che in cinque anni ha contano circa sessantamila presenze e che si muove tra il Chiostro, Piazze e palazzi storici della cittá tra ascolto, lettura e visioni.

Un dialogo fotografico che riassume volti e luoghi di una cittá in fermento contro le mafie. Un excursus sull´impegno civile crescente attraverso gli scatti di Mario Spada che fin dalla prima edizione (2011) ha vissuto insieme alla piazza di Lamezia Terme l'esperienza open mind di cui il festival è espressione
“Si è scelto di privilegiare la gente, di raccontare attraverso i volti di chi il festival lo vive per scelta e questo è stato per me una linea guida molto interessante – dice Mario Spada- Trame Festival rimane uno strumento di conoscenza importante, un veicolo culturale fondamentale. Dallo scorso anno – continua il fotografo napoletano – Trame ha dedicato maggiore attenzione al mondo della fotografia e sono gratificato che il mio lavoro diventi visibile alla piazza”
 Luoghi e persone insieme dunque, per “consumi culturali a costo zero per chi partecipa e con un incasso di ritorno altissimo” dice il curatore della mostra Giuseppe Prode “una risposta ad una necessitá di inclusione di un territorio che ha visto crescere negli anni la partecipazione, soprattutto giovane, del pubblico”.

Mostra

Complesso Monumentale di San Domenico - Museo Archeologico Lametino

Visioni Civiche. L'arte restituita

La Fondazione Trame e Associazione MetaMorfosi, con il Patrocinio del Ministero degli Interni, presentano Visioni Civiche - L'arte restituita. Dalle opere confiscate alle mafie al bene comune un inedito progetto espositivo curato dal professor Lorenzo Canova che, da 18 giugno al 28 luglio, porterà in mostra nel Complesso Monumentale di San Domenico di Lamezia Terme, sede del Museo Archeologico Lametino, una selezione di opere d’arte sequestrate alla criminalità organizzata. Occasione per la presentazione della mostra, in un simbolico allineamento di temi e obiettivi, è il Festival dei libri sulle mafie Trame, che dal 2011 accoglie ogni anno oltre 10 mila presenze caratterizzandosi come un evento dal forte richiamo culturale sul territorio nazionale. 

La mostra, che sarà inaugurata contestualmente alla tredicesima edizione della manifestazione il 18 giugno alle ore 18, prevede l’esposizione di una ampia selezione di opere d'arte, frutto di sequestri ad alcune organizzazioni criminali attive in Italia, attualmente nelle disponibilità dell'Agenzia dei beni confiscati e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, in una parte non fruibili. «Questo progetto – spiega Lorenzo Canova curatore della mostra - non nasce come una mostra tradizionale, ma come un segno fondato sulla forza simbolica delle arti visive, uno spazio di legalità e di condivisione civica nato da due nuclei di opere d’arte confiscate alle mafie: quello di Gioacchino Campolo e quello di Gennaro Mokbel».
 
In esposizione, infatti, le opere sequestrate al "re dei videopoker" noto boss mafioso Gioacchino Campolo, esposte al Palazzo Crupi di Reggio Calabria, e quelle sequestrate a Gennaro Mokbel, finanziere vicino alla Banda della Magliana, nel 2010, mai esposte finora. Tra la quarantina di opere in mostra quelle di alcuni tra i più grandi maestri del Novecento tra cui Giorgio De Chirico, Antonio Ligabue, Paul Kostabi, Michele Cascella, Michele Cassinari, Cesare Berlingeri, Massimo Catalani, Luca Dall’Olio, Marco Lodola, Max Marra, Paolo Porelli, Pietro Annigoni, Franz Borghese e Bruno Caruso.
I criminali – suggerisce la mostra - avevano un debole per l’arte e raramente riuscivano a resistere alla tentazione di aggiungere un pezzo pregiato alle collezioni private. Il percorso espositivo comprende, così, una serie di lavori che ci parlano anche del gusto personale dei mafiosi-collezionisti o del loro desiderio di accumulare arte di artisti affermati o di autori emergenti, opere uniche o tirature di grafiche, passando dalla pittura alla scultura, fino a opere installative o polimateriche. Un percorso composto da quarantaquattro opere che si inserisce con forza nel fervido contesto di un festival dal grandissimo valore civile come Trame. 

 

Dal 18 giugno al 28 luglio, da martedì a domenica dalle 9:00 alle 19:00
Aperture Trame Festival: martedì 18 giugno 19:00 - 23:00  / mercoledì 19 giugno  9:00 - 19:00 / giovedì 20 giugno 9:00 - 22:00 / venerdì 21 giugno 9:00 - 19:00 / sabato 22 giugno 9:00 - 23:00 / domenica 23 giugno 9:00 - 19:00
Visite guidate al Museo e alla Mostra tutti i giorni, negli orari di apertura del museo.

Mostra

TRAME.13

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