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Gianfrancesco Turano

Gianfrancesco Turano (1962, Reggio Calabria) ha pubblicato il suo primo articolo su «Paese sera» nel 1979. Dopo la laurea in letteratura greca alla Statale di Milano, ha lavorato come traduttore per l’editore Giunti. Nel 1987 ha vinto il concorso per la Scuola di giornalismo Gino Palumbo del «Corriere della Sera». Nel 1989 è stato assunto al settimanale economico-finanziario «il Mondo» e dal 2009 lavora a «l’Espresso». Ha collaborato con il «Corriere della Sera», «Diario» e altri periodici. In campo letterario ha scritto vari testi teatrali e vinto il premio Ater-Riccione per la drammaturgia (1989). Ha pubblicato tre romanzi con l’editore palermitano Dario Flaccovio: Ragù di capra (2005), Catenaccio! (2006) e L’ultima bionda (2007), che in precedenza era uscito a puntate su «la Repubblica» di Palermo. Un quarto romanzo, Remedia Amoris (2009), è edito da Cairo. Con l’editore Il Saggiatore ha pubblicato nel 2007 il saggio Tutto il calcio miliardo per miliardo.

 

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Libri

Risorse correlate

05 dicembre 2020

Salutiamo, amico

Autore: Gianfrancesco Turano
Editore: Giunti
Anno: 2020

22 giugno 2012

Fuori gioco

Calcio e potere. Da Della Valle a Berlusconi, da Preziosi a Moratti. La vera storia dei presidenti di serie A

Autore: Gianfrancesco Turano
Editore: Chiarelettere
Anno: 2012

Eventi

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20:00

05 dicembre 2020

TrameXtra Eventi
Boia chi molla! Il romanzo della rivolta

L’incontro con la giornalista Emanuela Iatì e l’autore di “Salutiamo, amico” Gianfranco Turano, nella terza giornata di TrameXtra, ci catapulta nella Reggio Calabria del 1970.

All’indomani dell’istituzione delle regioni italiane, si pone il problema di decretare le città capoluogo. Per la Calabria viene scelta Catanzaro. 

La parte più estrema della regione reagisce con una guerra urbana. Seguono sette mesi di guerra civile che farà 17 morti. Una pagina buia della storia d’Italia, fatta passare come un evento locale. 

La guerriglia si esaurisce con il Pacchetto Colombo, che destinerà alla provincia di Reggio Calabria due mila miliardi di lire di allora, il più colossale caso di spreco di fondi pubblici in Italia.

Quest’anno per la prima volta il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato i morti di Gioia Tauro definendoli “vittime di una strage” e non di un incidente, come si era cercato di far credere.

“L’episodio fu nascosto da un cono d’ombra fin dall’inizio – dice Turano – la Rai, monopolista assoluta della televisione, decise di non mostrare una realtà in cui democristiani si scontravano con altri democristiani o madri di famiglia, professori e insegnanti ergevano barricate contro le cariche della Celere e dei Carabinieri. Il Washington Post parlò di quindici mila rappresentanti di forze dell’ordine a Reggio. Nell’aria solo l’odore dei lacrimogeni, l’arma usata per contrastare i dimostranti. Ma il resto d’Italia di questo non sapeva nulla”.

La rivolta popolare e spontanea cominciò a tingersi di nero attraverso alcuni gruppi di destra che assunsero il controllo strategico delle operazioni militari.

Nel febbraio del ’71 furono persino inviati i carrarmati, ma anche in questo caso la notizia trapelò in ritardo e nel disinteresse generale.

Nel 1970 arrivava un vento di novità dal nord che investiva tutti gli strati della società e che riguardava in particolare i giovani, ora riconosciuti come categoria, e le donne, intese come titolari di una propria identità politica. Sono gli anni delle lotte femminili e delle guerre di emancipazione combattute in casa. Ma anche quelli in cui la ‘ndrangheta diventa quello che noi oggi sappiamo essere.

Con i moti di Reggio Calabria infatti si crea una saldatura con politica, massoneria e imprenditoria. Nasce la Santa, quella doppia affiliazione che ha sancito l’evoluzione di un’organizzazione criminale altrimenti frutto di arretratezza.

“L’obiettivo era la gestione del Pacchetto Colombo, del quinto centro siderurgico a Gioia Tauro e del decreto Regio. Ognuno dei nuclei del potere verrà accontentato. Tra i tanti danni collaterali, oltre allo spreco economico e ai danni ambientali, c’è la spaccatura della Calabria, che nel 1970 aveva perso l’occasione di diventare una regione unita. Quello spingere sul sentimento capitalistico e sulla lotta tra le tre maggiori città (Reggio, Catanzaro e Cosenza) – dice Turano – ha prodotto danni che pesano anche dopo cinquanta anni. Non si è voluto che la Calabria diventasse un soggetto politico capace, seppur con le sue difficoltà, i suoi limiti e le sue marginalità”.

“La settorialità è forse stata utile allo stesso Stato, che ha contribuito a renderla crocevia di interessi loschi e a trasformarla nella culla del malaffare. 

E in questo senso, la Calabria continua a essere un laboratorio per la politica” –  concordano la giornalista e lo scrittore.

 

Evento

19:00

19 giugno 2013

Palazzo Nicotera

Trame.3 Eventi
Storie di ordinaria resistenza

Giuseppe Trimarchi, Deborah Cartisano e Rocco Mangiardi (Ass. Antiracket Lamezia), coordina Gianfrancesco Turano (giornalista)
(Giuseppe Trimarchi, Calabria ribelle. Storie di ordinaria resistenza, Città del sole edizioni)

Evento

19:00

24 giugno 2011

Palazzo Panariti

Trame.1 Eventi
Primo sangue

Aldo Pecora ne parla con Rosanna Scopelliti e Gianfrancesco Turano

Evento

22:00

22 giugno 2012

Palazzo Nicotera

Trame.2 Eventi
Calcio e mafie

FUORI GIOCO. CALCIO E POTERE. DA DELLA VALLE A BERLUSCONI, DA PREZIOSI A MORATTI.
LA VERA STORIA DEI PRESIDENTI DI SERIE A.
 di Gianfrancesco Turano

LA NAZIONALE CONTRO LE MAFIE. RIZZICONI/ITALIA. STORIA DI UNA PARTITA SPECIALE. di Francesco Ceniti.

Gli autori ne parlano con Raffaella Calandra.

Evento