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Trame11. Archeologia tra tutela e memoria

Inizia la due giorni di aperture straordinarie del Museo Archeologico Lametino

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Per il secondo anno di seguito si rinnova la collaborazione tra il Museo archeologico Lametino – Direzione Regionale Musei Calabria e il Trame Festival, un connubio suggellato dal contributo dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro.

La quarta giornata del festival inizia con l’incontro delle ore 16.00 nelle sale museali del museo con gli interventi della direttrice del museo lametino e di Mètauros arch. Simona Bruni, il direttore del Museo di Rosarno e funzionario archeologo per la piana dott. Marco Scaravilli e il funzionario archeologo ABAP per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo dott. Alfredo Ruga.

Il tema scelto ha ripercorso gli argomentiche ruotano intorno all’undicesima edizione di Trame: la memoria legata al concetto di tutela del patrimonio.
Una accurata dissertazione del dott. Ruga ha toccato singolarmente e in maniera approfondita i siti di interesse culturale regionali sotto la responsabilità della Soprintendenza, con un focus sui beni della piana lametina. Una dissertazione per addetti ai lavori che ha posto un quesito ricorrente e valido per ciascun bene indagato: “è necessario impiegare sforzi ed energie per il recupero, lo scavo e il restauro di siti e beni, se poi non è possibile ragionare a lungo termine e programmare la conservazione anche in termini di tutela, valorizzazione e manutenzione?”

Una domanda provocatoria lanciata ad una platea di giovani e meno giovani che lascia forse intendere quanto ancora poco nel nostro paese, non solo nella nostra regione, si investa sul patrimonio culturale e quale sia la linea programmatica che di consueto viene seguita?
Gli scenari, spiega l’archeologo, sono ben visibili intorno a noi: basti pensare al parco archeologico di Terina, inaugurato nel 2016 e attualmente chiuso e non visitabile dal quale sono state sottratte le telecamere di vigilanza - forse perché ritenute di valore maggiore rispetto ai resti archeologici presenti – e sul quale sono stati investiti dei fondi che hanno portato alla recinzione del sito visitabile e alla realizzazione di due strutture. Al momento il blocco sulla riapertura è dovuto a questioni burocratiche e rimbalzi di responsabilità che sembrano non trovare una fine.

Un discorso simile, ma con un finale per nulla roseo, è quello legato alla possibile apertura del Castello normanno-svevo: i sopralluoghi, segnalati anche al nucleo di Tutela del comando dei Carabinieri di Cosenza, hanno rilevato l’inagibilità del sito già nota, soprattutto per mancanza di manutenzione non programmata a seguito dell’ultimo intervento di recupero e valorizzazione, e la necessità da parte dell’amministrazione locale di dover attingere a fondi, che attualmente non sono disponibili, per ristabilire lo status quo, un lavoro che richiederà tempo, ma su cui si spera sirieca ad agire.

Un pollice in su, invece, per l’Abbazia benedettina di Sant’Eufemia, agibile e visitabile e che mette in mostra alcune delle azioni di tutela che in genere scendono in campo per la salvaguardia dei beni esposti: nello specifico la zona absidale è stata oggetto di un intervento architettonico di coperture che funge da salvaguardia del pavimento musivo e dei resti degli affreschi ivi presenti. Da qui la diatriba sulla tipologia di coperture adottate per la tutela del patrimonio, spesso totalmente fuori luogo per stile e tipologia con il contesto. In realtà, gli studi che portano alla realizzazione delle messe in sicurezza dei siti, tengono in considerazione una serie di fattori, quale l’esposizione al vento e agli agenti atmosferici, che esulano dalla componente estetica che spesso cozza con il sito.

A seguire, l’inaugurazione della mostra “ArtTextures. Contaminazioni d’arte” a cura dell’Accademia di belle arti di Catanzaro.

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