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Riapriamo le indagini per Francesco e Pasquale, vittime innocenti di ‘ndrangheta a Lamezia

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All’alba del 24 maggio 1991 vengono uccisi a Lamezia Terme in un agguato di ‘ndrangheta Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, dipendenti comunali in servizio nella raccolta dei rifiuti. Le indagini preliminari portarono ad un nome, ma due anni dopo la Corte d’Assise di Catanzaro concluderà per l’assoluzione piena dell’uomo, pur confermando la matrice mafiosa dell’agguato (Sentenza n. 11/93). Anche l’ultima speranza di giustizia cadrà pochi mesi dopo con il deposito fuori termine dell’appello da parte del Pubblico Ministero. 

A trent’anni di distanza, Francesco e Pasquale non hanno ancora ottenuto giustizia. Tutto quello che sappiamo è che si è trattato di un agguato pianificato da una delle cosche locali estromessa dall’appalto per la gestione della nettezza urbana a vantaggio di un’altra cosca;  “un appalto conferito con procedura di dubbia legalità e con dispendio sproporzionato di pubblico denaro ad imprese non immuni da sospetti di contiguità al mondo mafioso”. All’attentato ha fatto seguito il primo dei tre scioglimenti per infiltrazione mafiosa del Consiglio Comunale della Città e l’altro gravissimo attentato, il 4 gennaio 1992, nel quale vengono trucidati il sovrintendente capo della Polizia di Stato Salvatore Aversa e sua moglie Lucia Precenzano.

Ma la strage senza giustizia rappresenta ancora oggi un attacco alla Città vivo e presente, un colpo alla democrazia mai affrontato: il 24 maggio 1991 sono vittime due giovani lavoratori innocenti, il 24 maggio 2021 le vittime sono tutti i lametini, schiacciati dall’indolenza e dall’ignavia che hanno consentito, dal ‘91 ad oggi, la corruzione e il malaffare sul nostro territorio. 

Ci rivolgiamo quindi alla Città affinché questa battaglia per la verità diventi patrimonio di tutti. E facciamo appello alle Istituzioni perché vengano finalmente riconosciuti i colpevoli, si sciolga questo muro di silenzio e indifferenza alto tre decenni, si restituisca dignità alle morti di due onesti lavoratori, si riconosca, una volte per tutte, che la Giustizia può fare il suo corso perfino nel nostro paese, e che può essere più forte anche della ‘ndrangheta.

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