Lo studioso Umberto Santino e la giornalista Gilda Sciortino sono stati ospiti della seconda giornata del festival Trame, per discutere del fenomeno riguardante l’evoluzione e lo sviluppo delle mafie nel territorio. Oggetto di discussione, la recente pubblicazione dello stesso Santino, in collaborazione con Giovanni La Fiura, Giovanni Burgio e Nino Rocca, “Mafia & droga, lo stato delle cose-rapporto 2024”, dossier che contiene, come precisato al suo interno, informazioni riguardanti lo stato attuale della mafia, la produzione e il consumo di droghe, il ruolo della società civile, l’azione delle istituzioni.
Come sostenuto nell’introduzione: La droga era, e rimane, un fenomeno-calamita, che coinvolge una lunga schiera di soggetti e gruppi sociali. Già prima, il traffico di stupefacenti comprendeva una serie di figure esterne a Cosa nostra; ora, soprattutto per la produzione e lo smercio di un derivato della cocaina, il crack, sono coinvolti interi gruppi familiari, anche i bambini, che, in mancanza di risorse legali, praticano attività illegali, che costituiscono gran parte dell’economia reale di una città come Palermo.
Sciortino ha inoltre spiegato che un ruolo fondamentale nella pubblicazione del libro è stato svolto dal Centro Impastato, il primo centro studi sulla mafia sorto in Italia nel 1977, che svolge un lavoro di documentazione e testimonianza.
“Il libro nasce dal tentativo, riuscito, di regalare una riflessione sulla mafia attuale, che si unisce con quello che in questi anni, attraverso un’azione unitaria, ha coinvolto una città come Palermo sul consumo di crack. Il crack si produce anche in casa e anche i bambini ne fanno uso- continua Santino. Il modo migliore per parlare di fenomeni complessi è quello di legare il vecchio e il nuovo, per cui è vero che esistono esempi di fenomeni di reclutamento internazionale, come quello della ‘Ndrangheta in Ecuador e in Perù, ma risulta anche vero che le istituzioni mafiose si spostino in luoghi in cui possiedono strutture tradizionali.”
Infine, l’autore ha dichiarato come il digitale “è diventato uno strumento importante nel processo di spaccio. È necessario guardare i fenomeni complessi con due occhi: uno che guarda alla modernità e l’altro che guarda al passato. Il problema dello spaccio riguarda soprattutto i giovani, ma anche l’economia reale di una determinata città.”