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Il Grifone il nuovo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicasio su mafie e tecnologia

Dialogo con la giornalista Giovanna Vitale sul palco di Trame 13

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Una vita contro la ‘ndrangheta, oggi  Procuratore capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri  ha scelto di tornare in Calabria per parlare ancora una volta dell’evoluzione delle mafie e del la loro capacità di adattarsi ai tempi che cambiano. 
«Oggi le mafie hanno bisogno di gente che sappia districarsi con i computer più che con le pistole, per non perdere terreno rispetto ai pirati che operano nell’ombra», è questa la scritta significativa e ben impressa che si può leggere sul retro nell’ultima opera di Gratteri , scritta ancora una volta insieme ad Antonio Nicasio. Il Grifone, è questo il titolo del libro «un saggio che racconta come le organizzazioni criminali, in particolare la ‘ndrangheta, sfruttano le nuove tecnologie per alimentare i loro traffici e mimetizzarsi nell’economia globale fino a rendersi irriconoscibili». La scelta del titolo Il Grifone  viene subito spiegata dalla giornalista di Repubblica Giovanna Vitale: «Il Grifone, una figura mitologica con la testa d’aquila e il busto di leone, è la metafora perfetta dell’innata capacità della mafie di adattarsi a seconda dei contesti in cui operano»
Nuove tecnologie e nuovi orizzonti, quindi la capacità di continuare a esistere. Non è più solo il narcotraffico globale a incrementare la forza economica delle mafie ma sono gli investimenti  sui nuovi mercati mondiali, un tema ancora poco raccontato e conosciuto quello del connubio tra mafie e tecnologia. Sotto questo punto di vista proprio la scoperta delle criptovalute da parte delle mafie ha significato un salto all’interno dell’economia globale. Solo nel 2022 il volume delle transazioni illecite ha raggiunto il record storico di 20,6 miliardi di euro.  Gratteri commenta: «Il ministro Nordio dice che le intercettazioni “costano troppo”, oggi per tutte le procure d’Italia le intercettazioni costano 170 milioni di euro. Noi a Napoli abbiamo sequestrato criptovalute per 280 milioni di euro, li abbiamo convertiti e destinati al fondo unico giustizia, immediatamente fruibili, il ministero li può spenderli il giorno dopo»
Tanti poi i temi sul palco, si parla anche di Matteo Messina Denaro e su quale direzione abbia preso la mafia siciliana dopo la sua morte, su questo Giovanna Vitale passa la parola ad Antonio Nicaso: «Prima dell’arresto di Messina Denaro, Cosa Nostra ha cercato di ricostruire la cupola, atto poi sventato grazie alle intercettazioni. Oggi la mafia non sente più il bisogno di avere un capo dei capi proprio grazie a questa ibridazione con cui ormai le mafie esplorano altri mondi dell’economia, quindi più fluide e meno rigide».

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