«È il sesto segretario di Camere del lavoro che, nel giro di pochi mesi, è stato ucciso in terra di Sicilia». A scrivere questa breve ma incisiva frase è il giornale Unità, il 5 gennaio 1947. Accursio Miraglia fu assassinato con tre colpi di pistola davanti la porta di casa. La mafia lo aveva messo a tacere, ma le idee di giustizia sociale che aveva portato avanti, e trasmesso, non morirono mai.
Come Miraglia, sono tanti i nomi delle sindacaliste e dei sindacalisti uccisi dalle mafie. Giorgio Comparetto, Giuditta Levato, Pio La Torre, Hyso Telaray. Nomi noti e meno noti che, dall’Ottocento a oggi, hanno detto no alle criminalità organizzate e alla collusione tra politica, imprenditoria e le stesse criminalità organizzate. Obiettivo del libro Terre e Libertà, prodotto dallo Spi Cgil e pubblicato dalla casa editrice LiberEtà, è proprio quello di raccontare, e far conoscere, le loro storie di vittime innocenti di delitti efferati rimasti quasi sempre impuniti. Solo perché schierati dalla parte della legalità, della verità e del bene comune. Un libro, giunto alla terza edizione, presentato da Tania Scacchetti, segretaria generale Spi Cgil nazionale, e da Claudia Carlino, e dalla segretaria nazionale Spi Cgil, in occasione della tredicesima edizione di Trame, il Festival dei libri sulle mafie.
«Noi dello SPI sentiamo la responsabilità di trasmettere il ricordo di queste battaglie sui diritti e le storie di questi sindacalisti uccisi a chi magari le ha solo lette sui giornali e sui libri. Bisogna di nuovo insieme ritrovare quel sentimento, la passione di quelle piazze del passato per mantenere quei diritti duramente conquistati ma ricordando allo stesso tempo che questi non sono scontati come a volte crediamo. Questo è il motivo per cui lo SPI si è messo a disposizione, con le organizzazioni studentesche ma non solo, per fare da testimone e consegnare questa staffetta intergenerazionale di conoscenza e memoria» ha affermato Carlino.
Nel corso dell’incontro, tra gli altri, è ricordato il recente caso del bracciante indiano Satnam Singh che ha destato indignazione, abbandonato davanti alla sua abitazione senza un braccio dal datore di lavoro dell'azienda agricola, a Latina.
«Come società dovremmo vergognarci della vicenda di Satnam Singh – ha detto Scacchetti - e del trattamento che sta subendo sua moglie, adesso temporaneamente ospitata da un membro della CGIL. Noi, come SPI, abbiamo il dovere di preservare la memoria, che significa creare consapevolezza del valore della legalità e dell'azione democratica in una società civile. Lo SPI deve fungere da ponte tra le generazioni, mostrando chiaramente il legame tra il contrasto all'illegalità e la promozione della legalità come pratica fondamentale per migliorare la qualità del lavoro nel nostro Paese».
Nel dibattito spicca, inoltre, la figura della calabrese Giuditta Levato, citata anche nel libro e menzionata da Carlino come «esempio di sindacalista forte e appassionata non sono nelle parole ma anche nelle azioni. Si batteva soprattutto per i diritti delle donne. Fu uccisa perché scomoda». “Compagno, dillo, dillo a tutti i capi, e agli altri compagni che io sono morta per loro, che io sono morta per tutti. Ho tutto dato io alla nostra causa, per i contadini, per la nostra idea; ho dato me stessa, la mia giovinezza” è il suo testamento morale e il monito rivolto a tutti per la lotta per i diritti e la giustizia.