di Chiara Grutteria e Jacopo Saturno
“Mani Libere in Calabria” è il progetto finanziato dal PON Legalità gestito dal Ministero dell’interno che si avvale dell’aiuto di diversi professionisti per aiutare gli imprenditori sul territorio calabrese, fornendo assistenza dal punto di vista legale, economico e psicologico e raggiungendo un numero maggiore di vittime grazie allo sportello ambulante ideato per arrivare anche nelle aree più difficilmente collegate.
Tra i sempre più numerosi cittadini che decidono di lavorare con le Istituzioni c’è Carmine Zàppia.
La sua è una storia simile a tante altre sul territorio; Zàppia gestiva una tabaccheria, prima che la criminalità organizzata attraverso Antonio Mancuso, boss dell’omonimo clan mafioso di Limbadi, si presentasse a chiedere il pizzo. Per mesi Mancuso, avvalendosi dei suoi sottoposti, ha esercitato pressioni sull’imprenditore nel tentativo di costringerlo a pagare decine di migliaia di euro e, in seguito, a cedere la proprietà.
Ciò che distingue la storia di Zàppia da tante altre è la sua coraggiosa decisione di rivolgersi alle autorità denunciando gli aguzzini, il 4 maggio 2019.
Il 4 settembre 2020 ha potuto riaprire la sua tabaccheria, con il sostegno delle istituzioni. In seguito all’operazione „Maqlub“ (che in arabo significa “ribaltamento”) il boss Antonio Mancuso è stato condannato a dieci anni e sei mesi di reclusione, insieme a suo nipote Alfonso Cicerone, condannato a nove anni e otto mesi con rito abbreviato.
“Quella della denuncia è l‘unica via”, è il consiglio di Zàppia a tutti gli imprenditori che vivono la sua stessa situazione.