di Lorenzo Zaffina e Valentina Ciambrone
“Io posso” è la tipica frase usata dalle figure malavitose per mettere in evidenza la loro superiorità rispetto alla legge.
Da questa frase prende il titolo il libro “Io posso. Due donne sole contro la mafia” di Pif e Marco Lillo, vicedirettore del Fatto Quotidiano, raccontato nella prima giornata di Trame.10 in piazzetta San Domenico, a Lamezia Terme.
Il libro racconta la storia delle sorelle Pilliu, che nel 1990 furono capaci di opporsi a Pietro Lo Sicco, un costruttore legato alla mafia che voleva a tutti i costi espropriarle da casa propria, a Palermo, per poter costruire un palazzo abusivo.
Corruzione, prevaricazione e prepotenza furono i mezzi utilizzati dal costruttore per raggiungere il fine. Solo successivamente si stabilì che il palazzo dovesse essere abbattuto e alle sorelle fu riconosciuto un risarcimento di 780 mila euro. Ma di questa storia, che ha dell’incredibile, fu fatta giustizia solo in parte: Lo Sicco, essendo stati tutti i suoi beni sequestrati, non riuscirà mai a ripagare i danni. Anzi alle sorelle sarà chiesto dall’agenzia delle entrate il 3% di tasse sul risarcimento mai ricevuto.
Il libro vuole perseguire una duplice finalità, spiega Pif, quella della denuncia sociale, e quella di contribuire, con i ricavati delle vendite del libro, alla raccolta fondi necessaria a saldare l’ingiusto debito.
Sogno degli autori è anche quello di ricostruire le palazzine diroccate, simbolo di uno Stato che non è riuscito a farsi valere. “La voce delle sorelle Pilliu è anche la nostra, perché ognuno di noi ha un costruttore contro cui lottare a testa alta”.
Il titolo del libro può assumere dunque un nuovo significato. Basta un po’ di speranza: “Io posso, perché io sono lo Stato e tu no” può diventare il grido di battaglia dei cittadini onesti che contano sul supporto dello Stato.