di Jacopo Saturno e Chiara Grutteria
Apre l’incontro Giovanni Tizian, direttore artistico di Trame, insieme a Deborah Cartisano. Lei è la figlia di Lollò Cartisano, vittima della stagione dei sequestri in Calabria, rapito e ucciso per aver denunciato i suoi estorsori alle forze dell’ordine e lavora oggi per tenere alta la bandiera della legalità e del ricordo.
Dal palco, hanno invitato il pubblico a sostenere la fondazione Trame e l’Associazione Antiracket Mani Libere in Calabria, e a collaborare con le istituzioni contro l’omertà.
Lo spettacolo inizia quando sale sul palco l’attore lametino Achille Iera. In scena il monologo di Fabio Truzzolillo con le musiche di Erica Cuda, sui sanguinosi eventi del 24 maggio 1991, il giorno in cui Pasquale Tramonte e Francesco Cristiano, netturbini esercenti per il comune di Lamezia Terme, vennero barbaramente uccisi a colpi di Kalashnikov.
I due abituati a lavorare con le scope di saggina, quel giorno si recarono a lavoro per coprire un turno vacante, sul camion di un’impresa privata insieme al dipendente Eugenio Bonaddio che sedeva alla guida mentre Francesco sedeva al centro e Pasquale sul sedile del passeggero a dare le indicazioni.
Quel giorno, mentre i tre svolgevano servizio, un’ombra nascosta dietro i cassonetti ha aperto il fuoco e ha sparato 22 colpi sulla cabina del camion, uccidendo i netturbini e ferendo l’autista. La morte dei due doveva essere un messaggio chiaro di una parte della criminalità organizzata verso il consiglio comunale e le altre cosche, in modo da ottenere il denaro pubblico stanziato per raccogliere la spazzatura e nascondere ai cittadini gli sprechi del loro stile di vita.
Da quel giorno sono iniziati trent’anni di sospetti e silenzi dalla politica e dalle istituzioni segnati anche dal primo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. Le indagini si sono arenate dopo la definitiva assoluzione di Agostino Isabella il 18 luglio 1996, personaggio vicino alla criminalità organizzata, individuato grazie alla testimonianza di Bonaddio.
“È vero, abbiamo bisogno di memoria, ma abbiamo soprattutto bisogno di giustizia” ha detto Deborah Cartisano ai microfoni di Trame e recentemente la fondazione ha lanciato una petizione online, dal valore simbolico, per la riapertura delle indagini sul caso, come chiedono da tempo le famiglie e i cittadini onesti, nella speranza che questa volta la giustizia faccia il suo corso. La petizione è disponibile al seguente link: