Il racconto dalla prima linea dell’unica giornalista italiana rimasta di base in Libia dopo la primavera araba.
All’indomani della rivoluzione del 2011 Nancy Porsia è stata l’unica giornalista italiana – e una dei pochissimi giornalisti internazionali – a rimanere in Libia per far conoscere un paese che, in qualche modo, sarebbe diventato anche il suo. Ha raccontato in presa diretta i grandi intrecci della politica, tra colpi di stato e interferenze dei servizi, la guerra civile, le dinamiche complesse tra rivoluzionari e nostalgici gheddafiani, e poi la tragedia epocale delle migrazioni: dalle strade di Tripoli alle spiagge di Sabrata, per anni ha fatto la spola tra le case dei trafficanti lungo la costa, le carceri stracolme di migranti catturati nel loro transito verso l’Europa e le spiagge grondanti cadaveri. In un libro coraggioso, Nancy Porsia ci accompagna a scoprire un popolo contraddittorio ma spesso incompreso, lontano dalla narrazione dei media mainstream, e insieme ci offre uno sguardo onesto sulla sua vita: cosa vuol dire fare la frontline quando si è donna e madre? Cosa vuol dire avere un legame indissolubile con una terra pericolosa per la propria sicurezza? E soprattutto, qual è il costo di una voce libera e indipendente?