di Paola Costanzo e Lorenzo Zaffina
La quarta giornata di Trame 10 vede come ospiti Giulia Migneco e Maria Antonietta Sacco (Avviso Pubblico) intervistate dal giornalista Antonio Chieffallo. Il tema dell’incontro è "Mafie d’azzardo: come crescono nella pandemia”.
L’Italia è sempre stata considerata, specie negli ultimi tempi, un paese povero economicamente. La cosiddetta "crisi” dura ormai da un sacco di tempo e gli italiani stessi ne soffrono e si sentono sempre meno ricchi. Alla luce di ciò, com’è possibile che il popolo italiano regali miliardi di euro alla filiera del gioco d’azzardo? Nel nostro Paese le giocate d’azzardo sono aumentate dell’800% negli ultimi 20 anni, arrivando a raggiungere solo nel 2019, secondo Avviso Pubblico, giocate per 74 miliardi di euro. Quello che forse viene ignorato è che l’azzardo ha solo nel nome la parola "gioco", ma in realtà tutto è tranne che quello: dipendenza, rovina economica, ma anche e soprattutto la costante presenza della criminalità organizzata che usa i canali d’azzardo per portare avanti i loro affari criminali. Infatti, come scrive nella prefazione del libro Federico Cafiero de Raho (procuratore nazionale antimafia), "la partecipazione fisica ai punti di raccolta delle scommesse consente ad esponenti della criminalità organizzata di offrire ai giocatori patologici sostegno economico, che si attua con le tradizionali forme del prestito a usura, cui si accompagnano le modalità estorsive di recupero”. La mafia controlla il territorio comprando sale scommesse, slot machine, gratta e vinci, producendo macchine stesse e decidendo chi deve gestirle.
“In Calabria non c’è un posto in cui dietro alla macchinetta non ci sia un clan”.
L’obiettivo del libro “La pandemia d’azzardo”, presentato nel corso dell’incontro, è quello di evidenziare il problema, consapevolizzare le persone, sensibilizzare sull’argomento, come d’altronde Avviso Pubblico fa da 25 anni per tutti i tipi di fenomeni urgenti che riguardano la legalità nei territori e la tutela dei cittadini.
Esiste un legame non facile da correlare tra azzardo e crisi, ma esiste anche fra azzardo e pandemia: è vero che durante l’emergenza covid sono state bloccate tutte le attività, ma è anche vero che l’online è diventata l’uscita d’emergenza. Durante il lockdown è esploso il gioco illegale a causa della contrazione di quello legale, non solo online nei canali illegali - è difficile distinguere un sito legale da uno illegale - ma anche nelle sale da "gioco nero".
Si fa appello allo Stato, che da anni è il primo a dipendere dal gioco d’azzardo. Si parla di miliardi di euro che entrano e di altri che ritornano ai giocatori sottoforma di vincite.
Si fa appello alle forze dell’ordine, ai controlli che molto spesso scarseggiano, poiché è difficile individuare l’associazione mafiosa dietro la gestione del gioco d’azzardo, associazioni che negli ultimi anni, specie di pandemia, sono sempre più infiltrate.
Si fa appello alle regioni e ai comuni, si invitano ad utilizzare regolamenti collettivi per dimezzare il gioco d’azzardo, controllarlo.
Si fa appello alle famiglie, poiché il numero di giovani e giovanissimi che si avvicinano al gioco sono aumentati. Si inizia con i classici videogiochi che portano dipendenza e portano a spendere soldi – infatti dall’anno prossimo sarà inserita, fra le dipendenze, anche quella da videogioco – per poi passare all’azzardo vero e proprio. Bisogna monitorare, far capire ai ragazzi cosa comporta giocare costantemente e a spendere soldi nel gioco. Perché arrivare alla dipendenza è facilissimo, ammetterla e uscirne è la cosa più difficile.
Non si può eliminare il gioco d’azzardo perché significherebbe offrire miliardi di euro alla mafia, ma lo si può controllare. Lo Stato anni fa ridusse le Slot Machine del 35% sul territorio italiano e sono state create App per i comuni con lo scopo di monitorare le persone che vanno a giocare e le fasce orarie, c'è più consapevolezza del problema rispetto a prima, ma questo non basta. Ogni regione dovrebbe portare avanti azioni di sensibilizzazione e di informazione, perché il gioco d’azzardo non conosce limiti, né di età né di classe sociale.
Bisognerebbe comprendere che questo è un problema per tutti. Avere questa consapevolezza è il primo step.