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“Oltre i confini. L'esercito invisibile della mafia albanese”

«Buonasera a tutti e tutte. Stasera parleremo di un mostro che l’Europa non vuole vedere»

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Così Nello Trocchia apre il panel al Trame Festival, sfogliando un dossier agghiacciante. I numeri? Sono solo la punta dell’iceberg: oggi per chi non lo so ci sono stati 1.091 morti in 45 giorni in Ecuador, uccisi in una guerra per la cocaina destinata ai nostri mercati. Il 40% del traffico europeo oggi è controllato da clan albanesi con basi in Sud America. Boss che vivono a Dubai, dove l’estradizione è quasi impossibile. «Mentre la mafia siciliana è relegata nella sua isola, loro hanno costruito un impero liquido» scandisce Trocchia «Siamo ciechi di fronte a un cancro che ci divora».
Fatjona Mejdini, analista del Global Initiative Against Crime, ricostruisce l’evoluzione: «Negli anni ’90 la nave Vlora portava a Bari disperati e semi criminali. Oggi non siamo più ai piccoli traffici: controllano intere filiere. In Ecuador hanno infiltrato il governo, tanto che il presidente colombiano li ha accusati di volerlo uccidere». 
Le operazione in Puglia lo dimostra: riforniscono ’ndrangheta e Sacra Corona Unita con cocaina sudamericana ed eroina turca, bypassando i cartelli tradizionali.
Ruggero Scaturro smonta i dati ufficiali: «Il 10% dei detenuti stranieri in Italia è albanese? Falso. Manca il 38% di kosovari e macedoni di etnia albanese, il 52% delle seconde generazioni con passaporto italiano, i minori non censiti». Ma la vera rivoluzione è culturale: «Un ragazzo di 28 anni mi disse: “Lavoro per la ’ndrangheta lunedì, per i nigeriani martedì”. Non sono più manovali, sono tecnocrati: logistica, brokeraggio, cybersicurezza. In Francia sparano ai rivali perché lì non devono sottostare a nessuna “tradizione”».
Alketa Lamani svela il crimine di ritorno: «Oggi sono gli italiani a colonizzare l’Albania. Aprire un’azienda a Tirana o Valona è la copertura perfetta: riciclano denaro, pilotano appalti, trafficano rifiuti. L’università di Valona? Un vivaio per reclutare cervelli della finanza criminale».
Trocchia chiude con un monito: «I vertici vivono a Dubai con 9 miliardi di asset protetti. L’Europa discute estradizioni mentre loro controllano i porti del Belgio. Serve una risposta militarizzata: forze speciali congiunte, sanzioni ai paradisi fiscali, sequestro dei beni. Altrimenti fra vent’anni affronteremo uno Stato parallelo».

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