Di Lorenzo Zaffina e Valentina Ciambrone
Ormai siamo abituati a parlare dell’epidemia di Covid-19: una tragica storia di cui noi stessi siamo i protagonisti e che purtroppo ha ancora un finale in sospeso. Medici, infermieri, parenti delle vittime, imprenditori, operai e lavoratori, docenti e studenti, ognuno un tassello che compone questa storia.
La giornalista Francesca Nava ha cercato di dare ordine all’ “uragano informativo” che è emerso dalle sue ricerche, per mettere nero su bianco tutte quelle storie di voci che avevano bisogno di essere ascoltate. Partendo da Bergamo, sua città natale, l’autrice è una tra i primi a documentare il fenomeno pandemico e a indagare sulla mala gestione della politica locale, regionale e nazionale a riguardo.
“Tutto ha inizio in un ospedale in provincia di Bergamo” dove “il focolaio del virus non viene isolato. Segue una catena di altre negligenze, sanitarie e non solo”. Un mancato riconoscimento di un pericolo che ha portato a tragiche conseguenze; quanti morti si potevano evitare?
Elena Stramentinoli ne hanno parlato con Francesca Nava, autrice de “Il focolaio”, Arcangelo Badolati e Attilio Sabato, autori del libro “Disastro pandemico in codice rosso. La sanità calabrese tra mafie e paradossi”.
L’incontro collega le storie di due realtà italiane, Lombardia da un lato e Calabria dall’altro, simboli di un Paese colto impreparato e rimasto paralizzato di fronte al dilagare della malattia.
La sanità calabrese è messa sotto i riflettori nel libro dei due giornalisti che la definiscono un disastro in “codice rosso”. Il libro denuncia lo stato di abbandono in cui versa la sanità calabrese, bistrattata e calpestata da sprechi, tagli e contraddizioni. Quello che ne risulta è un vero e proprio scenario da incubo.
E’ un sistema, quello calabrese, che fa acqua da tutte le parti e a pagarne le conseguenze sono i cittadini: “in Calabria si muore di sanità”.
Quanto descritto dai giornalisti non è una novità: tutti i calabresi sono sempre stati coscienti della gravità della condizione in cui versa la sanità, ma si è sempre voltato le spalle al problema. Il Covid è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, sbattendo la cruda realtà in faccia ai cittadini, che ne hanno pagato caramente le spese.
I giornalisti calabresi denunciano i danni dovuti allo smantellamento della medicina territoriale in Calabria, nonché il totale fallimento del commissariamento della sanità calabrese. Al di là dell’emergenza pandemica il sistema sanitario è sempre risultato debole e scarno, causa anche della scarsa lungimiranza delle scelte in tema di politica socio-sanitaria.
A tal proposito la giornalista Nava è molto schietta: “Lavorare sulla prevenzione non porta voti ne utili, perciò investire in questo ambito è una scelta estremamente coraggiosa”, ma necessaria per poter riformare un sistema sanitario nazionale, e regionale, che ha dimostrato la sua inefficacia e impreparazione. “Io non mi rassegno” è il grido di speranza che Badolati lancia a termine dell’incontro: un vero e proprio mantra per convincere i calabresi a non darsi per vinti e a lottare per una sanità che curi veramente tutti.