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Una giustizia attesa da 33 anni: il caso Cristiano e Tramonte

Francesco Cristiano ricorda le vittime dell’omicidio mafioso del 1991 e chiede verità per le famiglie e la comunità di Lamezia Terme

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di Serena Savatteri

 

Durante l’ultima giornata del Trame Festival, ha trovato posto un ulteriore episodio della rubrica “Storie di donne e uomini che resistono”. A presentarlo, il giornalista Pietro Comito e Francesco Cristiano, fratello di Pasquale, vittima di un brutale omicidio premeditato dalla mafia e avvenuto 33 anni fa. 
L’episodio discusso è il seguente: il 24 maggio 1991, a Lamezia Terme, due operatori ecologici impegnati nella raccolta di rifiuti urbani vengono uccisi nella periferia di Miraglia, ex comune di Sambiase, dai killer della ‘Ndrangheta armati di un mitra 7.62. Si tratta di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte.  
La gente aspetta ancora che qualcuno faccia luce sulla morte dei due lavoratori, avvenuta forse per un’operazione contro il Comune. Si tratta di una vicenda oscura, che ha lasciato i familiari delle vittime in uno stato di angoscia e sofferenza, condiviso da Cristiano, che ha spiegato: «Non è giusto che i lavoratori ci siano andati sotto per i loschi affari della mafia, che due persone abbiano perso la vita in questo modo mentre cercavano di migliorare la nostra città. Inconcepibile che sia passato troppo tempo». 
L’incertezza che regna sull’accaduto non fa altro che aumentare il desiderio generale di giustizia, come dichiarato da Comito: «Quello che è avvenuto non può essere cancellato dall’oblio del tempo. A distanza di così tanti anni, con la stessa forza di allora, si continua a gridare “verità e giustizia”, un grido che si leva anche da questa piazza e che siamo certi che, da oggi, sarà accolto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro». 
La volontà di ottenere giustizia riguardo agli orribili fatti accaduti, però, è e sarà dura a morire. «È una battaglia che continua - ha detto Comito - non solo da parte delle famiglie Tramonte e Cristiano, ma dalla parte onesta della città di Lamezia, dalla Fondazione Trame e dall'Associazione Antiracket, che ringrazio per ciò che ha fatto per tutte le donne e gli uomini che sono stati ospitati su questo palco e che hanno potuto raccontare le loro storie di coraggio e di speranza».

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