di Jacopo Saturno, Chiara Grutteria e Paola Costanzo
Nella quinta e ultima giornata di Trame 10 abbiamo assistito alla testimonianza e alla presentazione del libro del giornalista Gigi Riva “Non dire addio ai sogni”, intervistato da Stefano Vergine, autore del documentario realizzato insieme a Raffaele Manco, trasmesso subito dopo l’intervista, dal titolo “Il Fenomeno. Il traffico di baby calciatori".
Quando romanzo e realtà si incontrano nasce un capolavoro letterario. Ed è proprio questo il caso del libro di Riva, che sceglie la forma del romanzo per racchiudere un fenomeno che contempla molteplici realtà. Da giornalista si reca in Africa raccogliendo materiale, per anni studia il caso del traffico di baby calciatori, una vera e propria schiavitù contemporanea che riguarda gran parte della popolazione minorile proveniente dai paesi più poveri dell’Africa. Centinaia di testimonianze mettono in luce la difficoltà e la fatica di molte famiglie a mettere da parte ingenti somme di denaro, lo stesso denaro che arriva in mano a truffatori e falsi procuratori che mandano in fumo non solo i sogni di un ragazzo ma anche la sua vita. L'ONG francese Foot Solidaire stima che ogni anno almeno quindicimila ragazzi conoscono questo destino.
La parola chiave di questo festival è “Resistenza", ed è la parola chiave anche di questo saggio presentato da Riva, la stessa resistenza che Amadou acquisisce per far sì che il suo destino e i suoi sogni non sfumino via. L'autore rivela che, per il riscatto di Amadou, si è ispirato ad una vicenda avvenuta in Calabria e riguarda un sacerdote che, avendo recuperato ragazzi truffati allo stesso modo, li allena per farli arrivare in terza categoria.
Una storia di coraggio e passione, la testimonianza vivida di un ragazzo che a soli quattordici anni ha davvero vissuto sulla sua pelle la crudeltà e la complicatezza di molte situazioni: la migrazione, la miseria, l’estremismo, la pedofilia, la droga, il carcere, la malavita, ma anche l’amore, la voglia di riscatto e la speranza.
Tutta questa storia del traffico di minori nasce dal fatto che è illegale far spostare bambini e ragazzi per motivi calcistici, questo fattore facilita i falsi procuratori ad adescare quanti più giovani possibili che non vedono l’ora di vivere immediatamente il loro sogno come i grandi calciatori africani che ce l’hanno fatta. L’Europa viene vista come l’El Dorado, e questo spinge molte famiglie a fidarsi e a mandare i loro figli in un altro continente, quindi la speranza parte proprio da loro. Ed è proprio per loro che chi sopravvive alla traversata e si rende conto di essere stato raggirato, viene sopraffatto da sensi di colpa. Come afferma Riva durante l’incontro: “esiste un senso di colpa del truffato che è superiore a quello del truffatore. Tradire il sogno dei genitori è molto più difficile che tradire il loro sogno”.
Ma questo fenomeno è conosciuto in Africa? Sì, infatti a novembre dell’anno scorso sulle prime pagine dei giornali senegalesi è comparsa la storia di un ragazzo di 14 anni, come Amadou, che era stato truffato da finti procuratori per poi morire durante il viaggio. Nonostante questo continuano ad essere molte le partenze per l’Europa. E chi ce la fa? Sono in pochi, tutti risultano tesserati per la prima volta in Europa, come se il loro passato e le loro origini venissero cancellate, infatti coloro che li hanno formati dall’inizio non ricevono alcun contributo. Mentre da noi esiste il meccanismo della formazione, quindi viene riconosciuta una percentuale delle successive vendite a chi ha formato il calciatore, in Africa no. Questo perché falsificano i documenti.
Durante l’incontro viene esposta una soluzione legale al problema: c’è la legge che vieta ai minorenni di attraversare il Mediterraneo, ma c’è anche quella che consente di farlo accompagnati dalla famiglia dando loro un visto e un lavoro. Perciò si potrebbe spendere un paio di soldi in più e fare le cose in modo legale ma per risparmiare non si fa.
L’incontro prosegue col documentario "Il Fenomeno. Il traffico di baby calciatori”, in cui sono state messe per immagini le parole di Amadou e la sua esperienza, attraverso le testimonianze di giovani come lui partiti con un sogno e arrivati con niente. Immagini nitide e vive di ragazzini che giocano con negli occhi un sogno, una speranza, di madri che guardano i figli giocare e la voglia di realizzare i loro sogni nonostante la paura di vederli andare via, e poi gli occhi pieni di lacrime di quelli che hanno capito di essere stati ingannati, quel senso di colpa che li divora per aver deluso le loro famiglie.
Il documentario tratta anche l’inchiesta che ha coinvolto la squadra di Prato. L’indagine ha ricostruito, partendo dalla denuncia dell’allenatore Gbane, la tratta di esseri umani attraverso la quale sono arrivati in Italia diversi ragazzi, tra cui il celebre calciatore della Fiorentina Kouamè.
L’inchiesta è terminata con il rinvio a giudizio di Toccafondi, Alessio Vignoli, Trefoloni, e altri.
Questo evento lascia la consapevolezza che ancora sono tanti i fenomeni da risolvere e su cui prestare attenzione. Fenomeni che pensiamo non riguardino noi in primo luogo quando in realtà succedono anche e proprio nel nostro paese.