di Maria Elena Saporito, Ilenia Ciambrone, Paola Costa
Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro presenta a Trame.10 “Non chiamateli Eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotte alle mafie”. Un titolo che il procuratore sintetizza in quelle che definisce come le direttrici del suo lavoro: il senso dello Stato, l’orgoglio dell’appartenenza e la voglia di fare. Caratteristiche che per Gratteri devono guidare ogni calabrese, in una terra in cui la politica è spesso presente sul territorio solo poco prima delle elezioni e che diventa ambiente fecondo per i capimafia. Negli anni il consenso e il desiderio di giustizia nella popolazione siano cresciuti, sebbene a questo non siano corrisposte adeguate reazioni da parte delle istituzioni. Gratteri definisce la Riforma Cartabia “un disastro”, in particolare sull’improcedibilità che impedisce che il 50% dei processi si concluda con sentenza definitiva. La classificazione dei reati esclusi da improcedibilità risulta infatti insufficiente e non tiene conto di tutti quei “reati da colletto bianco” che spesso fungono da reati-spia rispetto a fattispecie più oscure. Il procuratore è critico anche rispetto alla proposta di legge sulle intercettazioni che, imponendo che sia il PM a monitorarle e valutarne i contenuti, dilata ulteriormente i tempi di indagine e ha l’effetto opposto a quello auspicato dalla Riforma Cartabia. Gratteri definisce preoccupanti i legami tra criminalità organizzata e mondo delle professioni, che rischiano di minare l’utilizzo a beneficio dei calabresi dei fondi allocati dal PNRR. A tale scopo, sottolinea ancora Gratteri, è necessario che le amministrazioni si dotino di personale qualificato e che non mirino a tornaconti personali. Per vincere la battaglia contro la criminalità organizzata non basteranno forze dell’ordine e le procure: serve la partecipazione di tutti, dai professionisti all’associazionismo, dai cittadini che non sono solo eroi ma prima di tutto persone che amano in modo viscerale la propria terra.