di Lydia Masala e Jacopo Saturno
“Abbiamo considerato la terra come un luogo da spremere il più possibile” così Fabio Ciconte, autore del libro “Fragole d’Inverno” e direttore dell’associazione ambientalista Terra sul palco di Trame, insieme a Celeste Logiacco, segretaria generale della CGIL della Piana di Gioia Tauro e la giornalista Mariangela Paone discutono di come la questione climatica e il lavoro nero abbiano una matrice comune: lo sfruttamento forsennato delle risorse naturali.
“Ci troviamo davanti ad una reazione a catena dove l’utilizzo del suolo adibito alla produzione agroalimentare è imputabile del 23% delle emissioni di anidride carbonica, il 37% se consideriamo le attività ad essa connesse quali trattamento e trasferimento dei prodotti. In questi termini la produzione di filiera diviene una determinante del surriscaldamento globale, costringendo il settore agricolo ad adattarsi. Parliamo di hotspot climatici dove i cambiamenti climatici si manifestano con più virulenza rispetto ad altri luoghi.In questo sistema malsano, i produttori sono costretti a sottostare ai prezzi al ribasso imposti dalla grande distribuzione, ripercuotendosi sui lavoratori.” In questa situazione prolifera il caporalato: lavorare sotto caporale in agricoltura, continua Celeste Logiacco, “vuol dire pagare il pizzo ai caporali, guadagnare il 50% rispetto a quanto previsto da contratto.”
Il 95% dei contratti, aggiunge Ciconte, sono “in grigio”, ovvero l’imprenditore riporta il numero di ore lavorate necessarie a legalizzare il contratto, pagando in nero la differenza concordata col lavoratore.
Conclude l’incontro la Logiacco con il racconto della sua esperienza sindacale nel territorio della Piana di Gioia Tauro, dove lo sfruttamento dei braccianti è la normalità: attraverso la creazione del sindacato di strada e dell’istituzione di sportelli in luoghi strategici, ha sensibilizzato e reso disponibili servizi che normalmente vengono negati a queste categorie di soggetti. Evidenzia come il problema, trattato in termini emergenziali, sia in realtà strutturale e necessiterebbe di un differente approccio istituzionale.