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In memoria del giudice Francesco Ferlaino, primo magistrato ucciso dalla ndrangheta in Calabria

In occasione del 49esimo anniversario della morte, una nuova stele commemorativa è stata installata su Corso Giovanni Nicotera a Lamezia Terme

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Il 3 luglio 1975 la ndrangheta uccideva a Lamezia Terme il primo magistrato vittima di mafia in Calabria: Francesco Ferlaino. Originario di Conflenti, con le sue indagini il magistrato si era spinto sino all’interno della massoneria calabrese, riuscendo già ad intuire il potere che da lì a breve la ‘ndrangheta sarebbe riuscita ad acquistare. Inoltre, Ferlaino aveva presieduto il processo contro la mafia palermitana, all'epoca responsabile della strage di Ciaculli, con nomi di peso quali Angelo La Barbera e Pietro Torretta. Nella sua importante attività lavorativa, indagini sui sequestri di persona, fascicoli su presunti boss della zona e la proposta di «misure di prevenzione» dirette ad uno degli imputati, nella cui casa era stato peraltro trovato un appunto con il nome di Ferlaino. Quarantanove anni sono trascorsi dall’omicidio ma nessuna condanna ha ancora avuto luogo. 
In occasione di questo anniversario, la Fondazione Trame, l’ANM Associazione Nazionale Magistrati e l’amministrazione comunale, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose e dei familiari di Ferlaino, hanno promosso un momento commemorativo che ha coinvolto la cittadinanza.
Nel corso della cerimonia è stata posta una nuova stele sul luogo dell’agguato, su Corso Giovanni Nicotera a Lamezia Terme, inaugurata dalla figlia Rosetta, da Gioacchino Tavella, membro del CDA Fondazione Trame e socio dell’Associazione Antiracket Ala, e dal presidente dell’ANM del distretto di Catanzaro Giovanni Strangis. 
Presenti il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro, il vescovo della Diocesi lametina Monsignor Serafino Parisi, il presidente del Tribunale di Lamezia Terme Giovanni Garofalo, il Procuratore di Lamezia Terme Salvatore Curcio, il viceprefetto di Catanzaro Costanza Pino, la presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Concettina Epifanio, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme Giuseppe Pandolfo, il dirigente del commissariato di polizia di Lamezia Terme Antonio Turi, il Tenente Colonnello del comando dei carabinieri di Lamezia Terme Gianluca Zara e il comandante Compagnia Carabinieri Christian Bruscia, il comandante provinciale della Guardi di Finanza Pierpaolo Manno e Aldo Rubino della Polizia Locale di Lamezia Terme.
“L'impegno assunto come Fondazione – ha detto Tavella - è quello di promulgare la memoria e il ricordo all’interno della nostra comunità. Se oggi i giovani possono vivere in una società più coesa è grazie all’impegno e al sacrificio di chi ci ha preceduti”.
La stele era già stata donata nel 2016 come esito del progetto di Trame “Segni di memoria” a cura dello storico Fabio Truzzolillo, nell’ambito dei laboratori sull’educazione alla lettura e alla legalità #trameascuola, con il coinvolgimento dell’allora Scuola Media “Manzoni – Augruso”.
Il percorso educativo, finalizzato alla lotta alle mafie tramite la cultura e la memoria, aveva previsto l’installazione di targhe commemorative dedicate anche al Sovrintendente di Polizia Salvatore Aversa e a sua moglie Lucia Precenzano, trucidati dalla ndrangheta la sera del 4 gennaio 1992, e ai due operatori ecologici Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, vittime innocenti di ‘ndrangheta che non hanno ancora ottenuto giustizia.

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