di Francesco Galati
Durante la sesta ed ultima giornata del festival Trame, nella corte del palazzo Nicotera-Severisio, Giovanni Tizian, direttore artistico del festival, ha parlato della storia di Giuseppe Valarioti, primo politico assassinato dalla ‘ndrangheta, con Giuseppe Lavorato, già deputato e dirigente del Pci, Nuccio Iovene, presidente della Fondazione Trame, e Debora Scandinaro dell’associazione Officine n. 8.
Giuseppe, detto Peppe, Valarioti era un dirigente della sezione di Rosarno del Pci, attivissimo negli anni ‘70 nella denuncia dei fenomeni corruttivi di stampo mafioso che riguardavano soprattutto l’intercettazione dei fondi dell’investimento straordinario nel Mezzogiorno: «lo Stato italiano, per la prima volta nella sua storia, aveva destinato miliardi per costruire porti, aeroporti, strade, autostrade, scuole, ospedali, asili – ricorda Lavorato – e questi miliardi venivano rubati da questa congrega affaristico-mafiosa».
Spinta dagli infervorati comizi di denuncia dei giovani attivisti del Pci, la popolazione rosarnese decise di dare un massiccio supporto elettorale al Partito Comunista, inviando così un forte messaggio di ribellione al controllo ‘ndranghetistico sul territorio. Proprio al fine di sedare tale sentimento, nella notte dell’11 giugno 1980, Peppe Valarioti muore assassinato a colpi di lupara. «La matrice mafiosa e il movente politico furono subito realistici; la ‘ndrangheta stessa volle rivelare la sua mano per terrorizzare il movimento di lotta che in quegli anni era sbocciato nella piana di Gioia Tauro», spiega Lavorato.
Purtroppo, come in altri casi analoghi, il processo volto a condannare i responsabili si concluse con l’assoluzione degli imputati, benché dalla testimonianza del pentito Pino Scriva emerse l’implicazione delle ‘ndrine Pesce e Piromalli. «Fino a quando dovremo assistere a una giustizia negata?», si chiede Iovene, il quale evidenzia che la forza delle battaglie di quegli anni, sfidando il tempo, continua ad alimentare ancora oggi i movimenti antimafia calabresi.
A Valarioti e alla sua lotta è dedicata la Casa del Popolo di Rosarno, gestita dall’associazione Officine n. 8, il cui scopo è «trasmettere cultura, sia politica che generale», spiega Scandinaro, affermando l’importanza della divulgazione della memoria storica, perché «sono cambiati i tempi, sono cambiati i modi, ma le dinamiche sono sempre le stesse e si ripetono nel tempo».