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Dietro le cifre: la lotta al riciclaggio tra prevenzione, dati e cooperazione internazionale

Italo Borrello di Banca d'Italia e Federica Margaritora hanno discusso il rapporto UIF 2024 a Trame, tra calo delle segnalazioni, norme europee e sfide globali contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo.

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di Nicholas Miriello

 

Nella quinta giornata di Trame si è svolto l’incontro “Dietro le cifre. Il 2024 nel rapporto di Banca Italia”. Italo Borrello, dirigente di Banca d’Italia, ne ha parlato con la giornalista Federica Margaritora. Le cifre, riportate nel titolo dell’evento, si riferiscono alle segnalazioni da istituzioni quali banche o aziende circa operazioni sospette di riciclaggio. L’analisi è effettuata annualmente, come ha spiegato Borrello, dai vari reparti antimafia giunti a banche e all’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF), l’unità centrale nazionale con funzioni di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, istituita presso la Banca d’Italia, appunto. 
Questa acquisisce informazioni riguardanti ipotesi di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, principalmente, attraverso le segnalazioni di operazioni sospette trasmesse da intermediari finanziari, professionisti e altri operatori; ne effettua l’analisi finanziaria, utilizzando l’insieme delle fonti e dei poteri di cui dispone, e ne valuta la rilevanza ai fini dell’invio ai competenti Organi investigativi e giudiziari, per l’eventuale sviluppo dell’azione di repressione. 
Durante la discussione, è stato commentato il calo di segnalazioni rispetto al 2023. 145.401 nel 2024, contro i 150.000 circa di due anni fa. Ciò grazie alle numerose iniziative per il miglioramento della qualità della collaborazione attiva. Per Borrello dobbiamo abituarci a confrontarci con delle regole «come quando andiamo in banca e ci chiedono molti requisiti e dati; dagli anni 80 in poi si è capito che non bastava colpire il riciclatore bensì prevenire quell’azione distorsiva. Creare un’impalcatura di principi per tenere l’economia sana, immune da qualunque pericolo di infiltrazione e strumentalizzazione a fini criminali. In Europa si armonizzano le regole anti riciclaggio al fine di creare una rete normativa unica, il riciclaggio è diffuso in tutto il mondo» ha affermato. 
É dunque chiaro come l’occultamento della provenienza di beni mafiosi distorce la realtà dell’economia, mascherandola come un sistema apparentemente sano ma affetto da «patologie fortunatamente curabili», come le ha descritte il dirigente Borrello. Sul piano Europeo, si è sottolineato il ruolo dell’apparato di sicurezza Italiano, nettamente in miglioramento, ma soprattutto superiore rispetto ad altre nazioni, denotate in passato come paradisi fiscali. 
«La Svizzera come paradiso fiscale? Lo era una volta. Molte nazioni sono obbligate a segnalare ogni minimo sospetto poiché fanno parte di un sistema che ormai si accorge che non conviene rovinare la propria reputazione anche con una minima violazione. La nazione che viola i dogmi della fiscalità finisce nella “black list”, viene isolata in campo internazionale ed ogni attività commerciale collegata al paese viene estinto. Bisogna fare in modo che la verifica della clientela e sicurezza debbano essere applicate in tutti i paesi, è un dovere». Questo aspetto, come già chiarito, va ulteriormente evoluto e migliorato, ma l’efficiente assetto italiano appaga la sete di giustizia di noi cittadini. 

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