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I beni confiscati alla criminalità organizzata

"La politica deve mettersi a studiare ed ascoltare i territori"

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di Antonietta Macchione

 

 

"Vorrei che si parlasse di numeri, di cose concrete”. Così è cominciato l’incontro, mediato da Gilda Sciortino, per la presentazione del libro, I beni confiscati alla criminalità organizzata di Rosa Laplena, nella seconda giornata di Trame Festival presso Palazzo Nicotera, a Lamezia Terme.

La scrittrice, nel ringraziare la Calabria a cui è profondamente legata, ha raccontato della scelta alla base del libro, del “bisogno di lasciare traccia di questo lavoro” durato ben 23anni. 

Nel corso della sua carriera molto è cambiato nel settore dei beni confiscati: ricordiamo la Legge Rognoni - La Torre, la legge 109/96 il cui promotore, Di Lello, tra l’altro, è autore della prefazione del libro, ed il decreto 159/2011 Codice Antimafia, ma ancora molto deve cambiare nella politica per arrivare a risultati soddisfacenti. 

Proprio parlando di quest’ultimo decreto legislativo, tanto applaudito nel 2011, Rosa Laplena mostra il suo dissenso nei confronti dei 7milioni di euro del Fondo Unico Giustizia previsti, dallo stesso, ai beni confiscati, ma “mai arrivati”. 

"La politica deve mettersi a studiare ed ascoltare i territori… vedo molta superficialità” dice l’autrice, raccontando di come per lei l’argomento beni confiscati sia “vissuto come un problema da tutti”, tuttavia ricordando con piacere come la regione Calabria abbia in passato creduto in un progetto il cui fine era dare nuova vita ai beni confiscati, e di come tale progetto sia stato più volte rigettato, invece, dalla regione Sicilia.

Nonostante sul territorio italiano siano presenti circa 20mila immobili confiscati e più di 1400 aziende, Rosa Laplena si ritiene ottimista: “il segnale che arriva dall’Europa è un segnale positivo”. 

L'incontro si è concluso in ricordo alla memoria di Giuseppina Zacco La Torre, moglie di Pio La Torre, alla quale è dedicato il libro, ed alla domanda “Perché questa scelta?” posta da Gilda Sciortino, la scrittrice risponde: “perché Giuseppina a vent’anni ha scelto di stare dalla parte della giustizia sociale”. 

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